La Mappatura Cerebrale: l'Elettroencefalografia Quantitativa o QEEG
Il numero totale di connessioni neurali nel cervello è di circa 12 miliardi, paragonabile al numero di stelle della nostra galassia: si tratta, in effetti, della cosa più complessa dell'universo conosciuto.
Questa complessità, tuttavia, può essere catturata e quantificata tramite l'elettroencefalografia quantitativa, o QEEG: un metodo che misura l’attività elettrica del cervello, confronta le misure rilevate con valori normativi e ne restituisce una mappa visiva.
L'applicazione clinica del QEEG è ampia e comprende disturbi neuropsichiatrici, epilessia, ictus, demenza, lesioni cerebrali traumatiche, disturbi mentali e molti altri. In questo articolo, spiegheremo come funziona il QEEG e perché può essere uno strumento utile da applicare e integrare nella pratica clinica.
Come funziona la mappatura cerebrale QEEG?
La mappatura qEEG inizia con un elettroencefalogramma (EEG), che misura l'attività delle onde cerebrali attraverso sensori posizionati sulla testa del paziente. La lettura delle onde cerebrali viene poi inviata al software QEEG che, attraverso complessi algoritmi matematici, interpreta e trasforma i dati.
A questo punto, i valori del paziente vengono confrontati con i valori normativi, calcolati da un database QEEG acquisito da migliaia di altri cervelli. I valori normativi (Z-Score) sono ottenuti sulla base del segnale EEG, della posizione dei sensori, dell'età, del sesso e in base al fatto che gli occhi siano aperti o chiusi. Attraverso queste informazioni, lo Z-Score può fornire valori di 0,0 (normale), positivi (superiori alla norma) e negativi (inferiori alla norma).
Si otterrà quindi un referto QEEG che potrebbe indicare, ad esempio, che alcune regioni del sistema nervoso mostrano un'attività anomala delle onde cerebrali rispetto alla norma (rispetto, cioè, ad altri pazienti di età corrispondente).
Il software, infine, sintetizza i dati in una mappa a colori che illustra la diversa potenza delle varie bande di frequenza nelle diverse parti del cervello. Questa rappresentazione può fornire indicazioni su come il funzionamento cerebrale del cliente differisce dalla popolazione campione.
All’interno di questa mappa, inoltre, il colore rosso rappresenta un'ampiezza maggiore rispetto al database, mentre il colore blu rappresenta un'ampiezza minore.
Come utilizzare i dati ricavati nella pratica clinica?
1. Comprendere la causa dei sintomi del vostro paziente
Tramite il QEEG è possibile offrire al paziente informazioni dettagliate e preziose sulla struttura fisica del suo cervello. Ogni lobo del cervello, infatti, per funzionare in maniera ottimale, deve mantenere livelli specifici di attività delle onde cerebrali. Dopo aver eseguito un QEEG ad occhi chiusi, ad esempio, potreste notare che in zona il paziente ha un basso livello di alfa frontale ma un alto livello di delta frontale, spiegando così il motivo della presenza di sintomi di iperattività o impulsività.
2. Creare un piano terapeutico ad hoc
Indipendentemente dai sintomi che il paziente sperimenta o manifesta, uno dei vantaggi principali derivanti dall’uso del QEEG è quello di poter creare un piano terapeutico più specifico grazie a una comprensione più approfondita del funzionamento del cervello, di eventuali anomalie e delle comunicazioni tra i network cerebrali. I risultati ottenuti, ad esempio, potrebbero guidarvi nel creare un protocollo di Neurofeedback mirato all’allenamento delle aree cerebrali alterate che correlano con i loro sintomi: si cercherà di ridurre i valori anormalmente elevati o di aumentare quelli ridotti.
Un’altra possibilità è quella di utilizzare la mappatura QEEG all’interno del processo di assessment, a supporto del lavoro clinico. Un paziente, ad esempio, potrebbe riferire come problema principale quello di avere problemi di irritabilità, ma la sua mappa cerebrale QEEG potrebbe anche mostrare la presenza di anomalie riconducibili a tratti depressivi. In questo modo, avremo un’ulteriore lettura del suo stato psicologico e sarà possibile impostare un piano terapeutico ottimale.
3. Misurare, monitorare e condividere i progressi dei vostri pazienti
La possibilità di comprendere e osservare visivamente se e come i cambiamenti comportamentali stiano migliorando la salute funzionale e strutturale del cervello, può essere estremamente preziosa per i pazienti. Potreste, ad esempio, effettuare una mappatura QEEG durante l’assessment iniziale e ripeterla dopo un certo periodo di tempo, così da mostrare al paziente progressi e cambiamenti: in questo modo, aumenteranno le probabilità che resti motivato nel processo terapeutico.
Conclusioni
Sebbene esista una vasta letteratura pubblicata sul QEEG, si tratta di un metodo non ancora ampiamente utilizzato e soggetto a molti dibattiti scientifici circa il suo contributo nella pratica clinica. Le cause del dibattito sono molteplici: la mancanza di metodologia nella gestione dell'ampio database generato dalle registrazioni EEG (ogni specialista ha i suoi strumenti di analisi statistica) e la variabilità inter e intra-individuale. L'EEG, infatti, è influenzato da diversi fattori:
biologici (età, spessore dei tessuti, stato di veglia; dalle tecniche (apparecchiature, elettrodi), dagli artefatti e, infine, dalla necessità di professionisti ben formati nell'interpretazione del QEEG.
In conclusione, quindi, il ruolo del QEEG non è quello di fornire una diagnosi immediata, quanto piuttosto quello di essere uno strumento complementare ad altre indagini e di fornire dati oggettivi che contribuiscono ad una diagnosi più accurata. È prezioso, inoltre, per valutare la gravità della malattia e monitorare in maniera specifica la risposta al trattamento.
Bibliografia
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