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L’impulsività: efficacia del Neurofeedback

Che cosa è l’impulsività? 

Solitamente il termine impulsività viene utilizzato per indicare una predisposizione ad agire rapidamente senza che il soggetto rifletta sufficientemente sulle conseguenze e sull’appropriatezza dei comportamenti (Moeller, Barratt, Dougherty, & Swann, 2001). Infatti, questi comportamenti sono messi in atto in modo rapido, imprudente o non adeguato alla situazione, provocando spesso risultati indesiderati (Daruna & Barnes, 1993). 


Sono stati identificati da Barratt e Patton (1983) tre componenti dell’impulsività: 

Impulsività motoria: agire senza riflettere; 

Impulsività attentiva: tendenza nel prendere decisioni improvvise; 

Impulsività non pianificata: carenza di pensieri sul futuro, si preferisce un beneficio immediato rispetto ad una ricompensa superiore ma posticipata (reward-delay) (Zuckerman, 1983). 


Lo spettro compulsivo-impulsivo 

Hollander e colleghi (1995) hanno ipotizzato l’esistenza dello spettro compulsivo-impulsivo che racchiude una serie di condizioni psicopatologiche simili, sebbene al giorno d’oggi questi due costrutti vengano presentati separatamente come si può notare nell’ultima edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (American Psychiatric Association, 2014). 


Il continuum è costituito da diverse tipologie di patologie, il polo compulsivo è quello caratterizzato da una tendenza ad evitare il danno e il rischio, mentre il polo impulsivo comprende le patologie caratterizzate da un’insufficiente capacità di controllo e disinibizione comportamentale. Il polo compulsivo è costituito da disturbi come: 

Il dismorfismo corporeo; 

L’ipocondria; 

L’anoressia nervosa; 

Il disturbo ossessivo compulsivo; 

Il disturbo di Tourette; 

mentre 

La tricotillomania; 

La piromania; 

Le parafilie; 

il polo impulsivo è caratterizzato da patologie come: 

La cleptomania.


Le dipendenze sono caratterizzate da aspetti sia dell’impulsività che della compulsività come la disinibizione motoria e la ridotta capacità ad inibire risposte comportamentali (Robbins et al., 2011). Uno studio condotto da Grant e colleghi (2010) ha rilevato che il disturbo da gioco d’azzardo, presenta caratteristiche tipiche della dipendenza, dei disturbi compulsivi e dei disturbi impulsivi. 


L’uso del neurofeedback nei disturbi dello spettro compulsivo-impulsivo 

Il neurofeedback è una tecnica di neuromodulazione che permette di intervenire e regolare la propria attivazione cerebrale attraverso l’uso dell’elettroencefalogramma (EEG) e di un feedback fornito in tempo reale (Hammond, 2006). 


In un recente studio condotto da Valenti et al. (2018) è stata valutata l’efficacia terapeutica dell’associazione tra il neurofeedback e la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) nei pazienti con disturbi dello spettro compulsivo-impulsivo. Dai risulti emerge che l’integrazione tra i due trattamenti terapeutici: 

Permette di incrementare la capacità di mentalizzazione nei pazienti; 

Permette di ridurre la sintomatologia impulsiva e la disregolazione emotiva; 

Permette di ridurre l’impulsività non pianificata; 

Non permette di modificare l’impulsività motoria e attentiva. 


Nei pazienti con dipendenza da sostanze si riscontra una relazione tra l’alpha/theta training e la riduzione del craving (Dehghani-Arani, Rostami, & Nadali, 2013). In particolare, in uno studio condotto su 20 individui dipendenti da oppiacei, è stato osservato che i pazienti sottoposti a 30 sedute di neurofeedback presentavano una diminuzione dell’impulsività rivolta alla ricerca della sostanza ed una riduzione del craving (Dehghani-Arani et al., 2013). 


BIBLIOGRAFIA

American Psychiatric Association (2013). DSM-5. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Quinta edizione. Tr. it. Milano: Raffaello Cortina, (2014) 


Dalley, J.W., Everitt, B.J., & Robbins, T.W. (2011). Impulsivity, compulsivity, and topdown cognitive control. Neuron, 69, 680–694. 


Grant, J.E., & Chamberlain, S.R. (2010). Impulsive action and impulsive choice across substance and behavioral addictions: Cause or consequence? Addictive Behaviors, 39(11), 1632–1639. 


Hammond, D.C. (2006). What is Neurofeedback? Journal of Neurotherapy, 10(4), 25-36. 


Dehghani-Arani, F., Rostami, R., & Nadali, H. (2013). Neurofeedback training for opiate addiction: improvement of mental health and craving. Applied Psychophysiology and Biofeedback, 38(2), 133- 141. 


Hollander, E., & Wong C.M. (1995). Obsessive-compulsive spectrum disorders. Journal of Clinical Psychiatry, 56, 3–6. 

Hollander, E., et al. (1996). Is there a distinct OCD spettrum?. CNS Spectrums, 1, 17-26.


McCown, W.G., Johnson, J.L., & Shure, M.B. (1993). The impulsive client: theory, research and treatment. Washington: American Psychological Association.Moeller, 


F.G., Barratt, E.S., Dougherty, D.M., & Swann, A.C. (2001). Psychiatric aspects of impulsivity. Am J Psychiatry, 158, 1783-1793. 


Valenti, E.M., Zarfati, A., Nicoli, M.S., Onofri, M., Imperatori, C., Farina, B., La Rosa, C., Gattinara, 

P.C, & Onofri, A. (2018). Utilità̀ del neurofeedback in associazione alla terapia cognitivo- comportamentale nel trattamento dello spettro impulsivo-compulsivo: dati preliminari di uno studio sperimentale naturalistico. ResearchGate. 


Zuckerman, M. (1983). Biological bases of sensation seeking, impulsivity, and anxiety. Hillsdale: Lawrence Erlbaum Associates, 77-122.