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Il Neurofeedback: un possibile trattamento per il Disturbo da alimentazione incontrollata

I Disturbi del comportamento alimentare

I Disturbi del comportamento alimentare (DCA) sono patologie caratterizzate da un’alterazione delle abitudini alimentari e da un’eccessiva preoccupazione per il peso e la forma del corpo, che compromettono la qualità della vita e le relazioni sociali della persona che colpiscono (APA, 2013).

L’ultima edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5; American Psychiatric Association [APA], 2013) li raggruppa in un’unica categoria chiamata “Disturbi della nutrizione e della alimentazione”, all’interno della quale viene descritto il Disturbo da alimentazione incontrollata.

 

Il Disturbo da alimentazione incontrollata

Il Disturbo da alimentazione incontrollata o Binge Eating Disorder (BED) è caratterizzato dal consumo di grandi quantità di cibo in poco tempo anche in assenza di appetito o fame. Con Binge eating si fa riferimento ad episodi di abbuffate, cioè assunzioni incontrollate di grandi quantitativi di cibo fino a sentirsi spiacevolmente pieni (APA, 2013), dopo i quali le persone possono avere sensazioni di perdita di controllo e angoscia. Tali episodi non sono seguiti da comportamenti compensatori quali vomito, uso di lassativi o restrizione alimentare, come invece avviene in chi soffre di bulimia nervosa (APA, 2013). I soggetti con binge eating possono presentare con maggior frequenza sovrappeso o obesità, il ché comporta diversi rischi per la salute fisica.

 

Il BED può essere accompagnato anche dal food craving, desiderio irresistibile verso cibi particolarmente ricchi di sale, zuccherati o grassi, difficile da controllare e che richiede una soddisfazione immediata. In genere lo stress emotivo e la tensione svolgono un ruolo importante negli episodi di abbuffata e di food craving.

 

Il ruolo del Neurofeedback nel trattamento del Binge eating Disorder

Il Neurofeedback (NF) è una tecnica di neuromodulazione utilizzata per modificare l’attività cerebrale. Grazie al neurofeedback il paziente impara ad agire sul suo funzionamento cerebrale e diventa capace di promuovere stati mentali desiderati ed inibire quelli indesiderati (Gevensleben et al., 2014).

 

Le linee guida internazionali consigliano la psicoterapia cognitivo-comportamentale (CBT) come terapia elettiva per i DCA. Tuttavia, diversi studi suggeriscono che il Neurofeedback (NF) possa essere utile nel trattamento di comportamenti alimentari disfunzionali (Imperatori et al., 2018). In particolare, è stato riscontrato che il NF possa ridurre l’eccessivo desiderio di cibo e gli episodi di abbuffate, comportamenti tipici di chi soffre di BED.  Ulteriori risultati suggeriscono che il NF possa aumentare la consapevolezza di sé e la capacità di tollerare l’ansia associata a food craving (Imperatori et al., 2017).

Il NF può essere un trattamento promettente per le persone con BED, poiché permette di ridurre la sintomatologia associata al disturbo e di ottenere risultati efficaci e stabili nel tempo (Blume et al., 2022).  Il BED è un disturbo mentale complesso che coinvolge processi cognitivi ed emotivi, per il quale si consiglia l’uso del Neurofeedback in associazione alla psicoterapia cognitivo-comportamentale (Schmidt et al., 2015).

 

In conclusione, le capacità di autocontrollo e di regolazione cerebrale ottenute grazie al NF possono ridurre i comportamenti alimentari disfunzionali associati al binge eating disorder.

 

Bibliografia

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